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venerdì 29 agosto 2014

Ogni tanto ne fanno una buona

Il caro vecchio abbonamento cartaceo va in pensione. Il simpaticissimo abbonamento mensile atac, quel  rettongolino di carta pronto a incastrarsi nell'obliteratrice, viene sostituito da una comoda e pratica carta elettronica. La carta è ora nei rivenditori, avrà un costo di attivazione di €3 e poi si ricarica mensilmente al costo normale di un mensili (€35). Cosa buona e giusta sarebbe poter riuscire a  ricaricarla anche tramite il proprio conto corrente o online, ma certo è che questo è un grande passo in avanti, e sicuramente un notevole risparmio di costi a lungo termine per Atac. Addio anche al problema Sold Out, quando in preda ad una gran voglia di mezzi pubblici sparivano tutti gli abbonamenti dai bar e tabacchi. Soprattutto tenendola in mano non si ha più la sensazione di tenere un anonimo pezzo di carta di un qualche luogo del mondo, ma di appartenere ad una comunità, alla città di Roma. 

domenica 13 luglio 2014

Mondiali 2014: il provincialismo degli italiani.

Perché è un modo facile di vivere 
il credersi grandi di una grandezza latente
(La coscienza di Zeno - Italo Svevo)
 
Si sono conclusi in Brasile i mondiali di calcio 2014 (2014 FIFA world cup Brazil) con la vittoria della Germania. Non ne sappiamo molto, ma a quanto pare la squadra che più ha meritato. Ne siamo felici, lo sport ha vinto. Tuttavia in tempi di facebook e social network (I 100 tweet imperdibili) ignorare qualcosa diventa davvero difficile. Basta effettuare l'accesso e centinaia di amici ti aggiorneranno su ogni aspetto dell'esistenza che stai trascurando. Così rimani aggiornato su tutto, anche su quello che non vuoi sapere. Un pizzico di speranza germanica tuttavia l'abbiamo nutrita, perché al di là di tutte le polemiche e l'odio che si è acuito in questi anni, stimiamo molto i cugini tedeschi. Ma l'italiano? L'italiano non sa perdere. Quello a cui abbiamo assistito durante questi mondiali è il provincialismo dell'italiano medio. Si sa, dici calcio e per l'italiano vuol dire 3/4 della reputazione, dunque facile buttarla in caciara quando ci sono i mondiali, facile usare il pretesto calcio come strumento di rivalsa politica. Dunque si aspetta il mondiale convinti che mostreremo a tutti la nostra superiorità - la stessa che ancora ostinatamente riteniamo di avere in molti campi, ma che non si sa per quale motivo non riusciamo a mostrare: tutti geni incompresi? - ma si esce fuori al primo turno; apprendiamo la tragica notizia sui social network, ora dunque finalmente assisteremo ad un mondiale gustandoci lo sport in maniera imparziale? Neanche per sogno! Se non possiamo vincere, allora dobbiamo invertarci un processo psicologico inverso per fornirci l'ebbrezza della vittoria: LA GUFATA. Si gufa contro l'uruguay prima di tutto! Una sera si sente un boato, cosa sarà stato dato che l'Italia non è più in corsa per il mondiale? Chiaramente l'eliminazione dell'uruguay: stessa intensità della gioia, stesso giubilo di una vittoria. L'italiano ha già una quinta stellina sul petto, è come se avesse vinto. Ma ci sono tutte le altre su cui gufare, in primis la temibile Germania, la Germania dell'odiata Merkel. Sul cammino ci sono squadre simpatiche su cui si può puntare: l'olanda, meta estiva dello sballo; storica formazione che ha sempre sfornato talenti e pertanto culla di simpatie, anche perché paese distante e povero (lasciamogli almeno il calcio!); l'argentina, perché quando dici argentina dici anche Italia per via dei migranti. Ecco che l'argentina diventa una seconda Italia e la vittoria della Germania con il Brasile diventa motivo di vendetta per l'italiotta provinciale. Lo spettro della grande Germania campione da una parte, una vittoria di un paese che ci rappresenta perché composto anche da nostri discendenti. E qui, l'italiano da il peggio di sé: la netta inferiorità politica e civile rispetto al popolo tedesco, i dissapori europei, tutto viene riversato in questa partita e se non puoi vincere politicamente o civilmente, ci si attacca alle stelline: "La Germania non deve avere 4 stelline come noi", si legge su facebook. Questo il grande spirito italiano, la gufata tenta di investire i crucchi, ma un giovane ragazzo del '92 spezza i provinciali sogni degli italiani. La Germania è superiore: economicamente, calcisticamente, politicamente e civilmente. E il dramma esplode sui social: "è una brutta giornata, buonanotte". Manco fosse scoppiata la guerra. Ma invece, chiediamo, anziché accontentarci di vittorie mutilate, rimboccarsi le maniche come hanno fatto negli anni i tedesci? Ammettere una volta che sanno fare qualcosa di buono al contrario di noi? La consapevolezza dei propri sbagli è il primo passo per una rinascita. Al contrario "rosicare", "gufare", credersi migliori essendo inferiori è il modo migliore per restare dei mediocri. Perciò: Germania Uber Alles! e guardiamoci allo specchio una buona volta


mercoledì 25 giugno 2014

L'insostituibile sostituibilità della Nutella. La crema di iN's batte crema della Ferrero

Chissà quante volte siete stati presi con le mani nel sacco. O sarebbe meglio dire con il dito nel barattolo, tutto sporco che tira su una noce filante di crema alla nocciola, gustosa, grassa e zuccherosa, con tanti saluti ai buoni propositi. Proprio non potete resistere, non è vero? Nutella è unica, ma sarà poi vero o è la solita leggenda pubblicitaria messa in piedi dagli esperti di marketing? Che mondo sarebbe senza Nutella! Chi l'ha pronunciata per primo questa frase, il consumatore goloso o il pubblicitario? Ad ogni modo Nutella resta uno dei prodotti più unanimemente presente nelle case degli italiani, resiste a tutto, alla crisi, alle diete, alle accuse di nocività: alla gola non si comanda e Nutella è insostitubile. Ma sarà pur vero? Tante volte abbiamo provato ad imbatterci in prodotti sostitutivi della Nutella, con la speranza di trovare un prodotto ugualmente gustoso ma più economico. Il risultato è sempre stato disastroso o quantomeno lontano dall'originale. Stavamo quasi per convincerci che niente può eguagliare la Nutella, quando da In's ci imbattiamo in una crema di nocciola. Decidiamo di provarla e il barattolo si è svuotato in fretta, quasi alla stessa disarmante velocità con cui finiscono i barattoli di Nutella. Si avvicina? No, in qualche modo la crema di nocciola venduta da In's supermercati ci pare addirittura più buona (forse anche perché siamo più pronti ad esplorare sapori diversi da quando non guardiamo tv e non rimaniamo assuefatti dalle pubblicità). La crema di nocciola di In's è prodotta da una casa belga, sull'etichetta c'è scritto Jolies, il sapore si avvicina moltissimo e non ci fa sentire la nostolgia. Abbiamo provato a riassaggiarle entrambe a distanza di pochi secondi e ci sembra proprio che sì, la crema alla nocciola di In's la preferiamo alla Nutella, forse anche perché ne preferiamo la consistenza, più morbida e meno pastosa. 

Se poi vogliamo pignolamente fare i salutisti - nota è la storia dell'olio di palma - possiamo dire che per la salute anche questa crema non è il massimo, le nocciole sono appena il 13% (come Nutella appunto) e gli ingredienti fondamentali sono zucchero e olii vegetali (olio di palma anche loro?). A livello di qualità - e probabilmente di gusto - si possono trovare prodotti anche migliori. Cercando informazioni su internet ci siamo imbattuti in un interessante e completo articolo del blog Papille Vagabonde (Le nutelle top, sono meglio le creme alla nocciola e cacao del supermercato o quelle dei negozi di lusso gourmet), che fa un quadro generale attraverso tabelle comparativ tra la Nutella e le altre creme. Se poi proprio la salute viene prima di tutto, ci sono anche creme biologiche senza zucchero, col 100% di nocciole. Qualcuno può trovarla amara, ma perché non fare un tentativo, magari vi scoprirete dei palati raffinati: Crema 100% Nocciole - 200g - Probios Alimenti.
Se poi volete cimerntarvi voi stessi alla ricerca della sostituibilità (in)sostituibile della Nutella, allora potete anche azzardare una crema alla nocciola fatta in casa, scegliere voi gli ingredienti, i dosaggi, con e senza zuccheri, forse riuscerete a produrvi la vostra unica e inarrivabile Nutella ad personam. 

Altri articoli:
articolo uscito sul Time: The Definitive Ranking of Nutella Alternatives

 

lunedì 7 gennaio 2013

Atac: riparte l'anno ed è subito disagio.

Disagio il primo dell'anno, disagio tutto l'anno (per saperne di più leggi post precedente). Roma riparte, riaprono uffici, scuole, chi ha un lavoro prova ad arrivare a destinazione, chi no prova almeno a muoversi per cercarlo. Ore 18.35, arrivo alla stazione Flaminio, per prendere il treno urbano delle disfatte, quello della linea Roma-Montebello, o Roma-Viterbo. E' subito caos, ed è soltanto 7 gennaio. Un uomo urla in biglietteria, non è chiaro cosa sia successo ma si sente la sua voce risuonare: "siete vergognosi". Non ha tutti i torti, penso. Anzi, credo che abbia proprio ragione. Mi chiedo soltanto perché tutti si lagnano alla biglietteria, perché piuttosto le biglietterie non si boicottino in maniera organizzata per uno, due o più giorni al mese per intraprendere forme di lotta e pressione a questa azienda che mette a serio rischio la salute fisica e mentale dei cittadini romani. L'uomo supera i tornelli, tutti lo guardano, tacitamente assentono, ma lo lasciano solo. Come sempre. Qualcuno si arrabbia, gli altri sono d'accordo, ma sempre rimangono muti e defilati. Il problema non è chiaro, ma si può certo intuire: il trenino urbano Flaminio-Montebello è un vero strazio, ogni giorno sono molte le corse che saltano ogni giorno. Un giorno è saltato addirittura il 30% delle corse. Le motivazioni di questo disservizio non si conoscono bene, perché il capostazione è sempre chiuso nel suo ufficio, nessuno che ti dia una spiegazione, i responsabili - che hanno certamente buoni maestri nei piani alti da cui prendere esempio - stanno accucciati buoni buoni, metteno due omaccioni davanti alla porta, i quali dovrebbero vigilare sulla sicurezza in stazione, invece fanno i bodyguard del capo. Fatto sta che in un orario di rientro come quello è impensabile che non ci sia alcuna corsa per 40 minuti, due corse saltate (18.42 e 18.54), ultima partenza utile quella delle 18.28 e successiva alle 19.08, gente di tre treni ammassata su uno: e perché non degnarsi almeno di uscire e dire come stanno le cose? Perché non tentare di spiegare come e perché mandano sempre qualche povero disperato (spesso proprio il bodyguard) a dire che è un problema di carenza di personale, quando fuori, proprio nel momento delle urla 6 o 7 macchinisti parlottavano all'esterno del bar: cosa ci stavano a fare? Chi sono? Chi li paga? Non sono dipendenti? Forse, chissà, erano solo dei barboni pettinati e rasati, che hanno trovato nei bidoni un giaccone dell'azienda. O peggio, criminali che hanno estorto con minacce quel giaccone a chi glieli fornisce: i contribuenti.

domenica 6 gennaio 2013

ATAC ovvero ATtaccatevi Al Cazzo

Il buon anno è già un qualcosa che sa di vecchio, ma non fa niente. Sarebbe bello poter dire buon anno ogni giorno, buona vita ogni istante. Comunque siamo ancora nel periodo festivo ed essendo questo il primo post del 2013: buon anno. A tutti, tranne che all'Atac di Roma. Infatti se il buonanno si vede dal mattino sono guai seri per chi viaggia con i mezzi pubblici a Roma. Roma è una città che vanta d'essere la capitale, certamente lo è in fatto di storia, ma in quanto a servizi lascia al quanto a desiderare rispetto alla "rivale" Milano (i cui mezzi pubblici hanno svolto servizio straordinario). La sera di capodanno è tutto un fiorire di eventi, concerti, esplosioni di colori, caroselli, c'è tutto per potersi godere la città e il centro fino in fondo ma... ma a mettere i bastoni tra le ruote dei romani auto-astenuti ci pensa lei, l'azienda pubblica dei trasporti urbani, già nota al grande pubblico per gli scioperi frequenti, i continui guasti dei mezzi e della linea ferroviaria, per i sabotaggi e i macchinisti antipatici (non tutti). È dura prendere i mezzi a Roma, sai quando parti ma non sai quando arrivi. I romani però sono tenaci, pazienti (anche troppo). Anche la pazienza deve avere un limite prima o poi. Fatto sta che l'Atac non grazia i romani nemmeno a capodanno. Si che ci sarebbero tutti i presupposti per svolgere un SERVIZIO PUBBLICO, perché più pubblico giorno di così non esiste, tutti nelle strade, piazze piene. Perà a Roma o ti sposti con la macchina o fai i bagordi fino a mattino per non sfidare il freddo o prendi un taxi che per 5 minuti di viaggio ti chiede 30 euro (ebbene sì) o te la fai a piedi, con tanto di simpaticoni che dalla macchina lanciano piccoli petardi (anche questo accade, ebbene sì). Non è proprio la serata migliore per avventurarsi, tutti fracichi di alcool, bottiglie che volano ecc. era proprio necessario lasciare a piedi la gente? Sì, perché sebbene le sole 2 linee metropolitane siano rimaste attive fino alle 2.30 (e dopo, come si torna?) gli autobus, che sono i mezzi che coprono il più ampio ragio sul territorio della capitale si sono fermati alle 21.00: bus e metro sono ripartiti alle 8.00. Bene, dunque primo devi essere fortunato ed abitare in una zona vicino alla metropolitana, se sei leggermente fuori mano ti metti l'anima in pace (o la mano nel portafogli per una corsa di taxi salatissima). Che si deve fare a Roma per vivere serenamente, che si deve fare per godere almeno una volta di un servizio che si possa chiamare tale? La risposta forse ce la dù la polizia municipale: - lo sapevate, potevate restare a casa. Cosa? Sentito bene, a casa? Dunque ecco qua la ricetta: se sei una persona normale, che troppa voglia non ha di bighellonare fino alle 8.00 di mattina, non uscire proprio! Non ti vogliamo! Noi qui vogliamo solo gente gonfia come una spugna e pronta a spaccarti bottiglie in testa! Et voilà! Rumore di cocci.. qualche ferito? Alla fine uno sforzo lo fanno, per non rimanere al freddo e fare falò improvvisati davanti alla metro flaminio (ho un lontano ricordo di tanti capodanni fa) e consegni il malloppo al taxista, che per fare pochi chilomentri o pochi minuti di viaggio ti chiedono quello che costa un abbonamento mensile (bisognerebbe non pagarlo), senza nemmeno accendere il tassametro, tu chiedi dall'esterno dove vai e loro ti rispondono "però mi devi dare X". Da notare il però, della serie, se non mi dai quella cifra neanche ti ci porto. Bella roba. Bella Roma. Bella Atac! Ed ora: a quando il prossimo sciopero? E a quando il primo sciopero dei biglietti? A quando il primo sciopero dei biglietti? Lo scrivo due volte perché capiate che non è un lapsus. Buon anno.

sabato 1 dicembre 2012

L'occasione per perduta del Partito Democratico

Si avvicina il giorno del ballottaggio, c'è una grande agitazione, tensione, un clamore infuocato che procede tra alti e bassi. Parliamo semplicemente delle primarie, eppure qui sembra ci si stia giocando molto di più. In effetti è così. Ci si gioca la credibilità, presumibilmente un posto al governo alle prossime elezioni nel 2013. Bersani e Renzi, la sfida finale. Il vecchio contro il giovane, la vecchia guardia col posto fisso contro il nuovo che avanza in maniera precaria, tra colui che nell'Italia dei problemi ci è cresciuto e un rappresentante della classe politica che li ha provocati. Ecco la sfida. Eppure è un sfida macchiata, è un corsa mozza. Se le precedenti primarie sono state una farsa, dalle vittorie scontate e prevedibili, con nomi messi lì tanto per far numero, quando invece i calcoli veri e propri erano stati fatti dall'alto, queste potevano essere primarie vere, finalmente con un outsider con molto consenso. Il problema è che questo consenso non lo aveva di dentro, come a voler dire "non è il tuo turno". C'era però anche il rischio di fare la figura dei peracottari quando già quello invocava la rottamazione e non era proprio il caso. Dunque è stato il caso di farlo gareggiare, ma di mettere fin da subito paletti un po' stringenti, inventarsi un certificato di elettore di centrosinistra - il quale dovrebbe valere come garanzia di voto alle politiche - in chiara violazione della costituzione: il voto è segreto, o si seguiranno gli elettori nel seggio per assicurarsi che rispettino il contratto firmato? La preoccupazione più grande era quella di vedere il voto annacquato. Ma da chi? Da quelli del centrodestra. Primarie libere, ma non liberissime, quasi forzatamente ristrette per non avere rogne, per non rischiare di perdere. Perché è questo che emerge in sostanza, di cui nessuno osa parlare. Renzi piace, Bersani un po' meno. Renzi attira i nuovi volentorosi, Bersani quelli che dentro ci sono già e che tentano di non uscire. I fatti li conoscete un po' tutti, come sono andati e come stanno andando, come presumibilmente andranno. La cricca democratica vince, si assicura altri cinque anni di egemonia alla faccia del rottamatore Renzi, che per essersi messo contro le gerarchie (non ha tutti i torti) deve ora subire fuochi e diffamazioni: imbroglione, berluschino, populista, ecc. Oppure fare i conti con un parere della corte dei conti uscito proprio il giorno delle polemiche sul regolamento: casualità? Attenti ci siamo stati, il regolamento lo abbiamo letto, sembra proprio che di regole infrante non ce ne siano state; semmai aggirate. Ad ogni modo nessuna violazione, ma così tutti sanno, perché così vogliono far sapere e fa comodo far sapere. Non sono nuovi a queste magie, anni fa, per le primarie dei giovani democratici, successe qualcosa di cuorioso. Alla fine vince comunque il candidato "del partito". (vedi articoli: Innocenzi denuncia brogli e Intervista corriere a Giulia Innocenzi)
Il problema del Pd è che vuole rimanere così com'è, così come qualcuno aveva deciso al suo interno. Se c'è qualcuno che tenta di raggirare il capo occulto, a quel qualcuno va data una lezione: i mezzi per farlo ce li hanno. O con le regole o con la diffamazione. Perché se uno sbaglio ha fatto Renzi, è stato quello di essere convincente e volersi sostituire alla volontaria malaorganizzazione del PD. Si vota o non si vota? Si può o non si può? Sì, ma come? Cosa devo fare? Dovevi trovare con difficoltà il link, aprirlo, trovare la mail del comitato provinciale, inviare richiesta di iscrizione con tanto di giustificazione. Un po' macchinoso il tutto, come del resto siamo abituati: semplificazione! Ci hanno pensato i renziani a colmare la lacuna, creando un sito dove - senza far alcuna pubblicità al proprio candidato - era possibile compilare un semplicissimo modulo online e spedire al comitato di competenza senza troppe difficoltà. Poi se ne è data notizia sui giornali, un invito al voto - non a votare Renzi - che ha semplicemente fatto informazione, nel pieno rispetto del regolamento. Anzi, a leggerlo bene, Renzi ha rispettato persino un punto in più rispetto a Bersani: il punto in cui dice che il candidato deve impegnarsi per garantire una grande affluenza. Benone! Dunque? Dunque dì pure che è stato violato un regolamento, tanto nessuno andrà a leggere. La cricca lo sà, si difende ma perde un occasione: quella di allargare la propria base elettorale. Nel tentativo di difendersi dalla rottamazione, compiono un atto imprudente rifiutando gli elettori, che così si sentono messi da parte. Quello che forse nel PD non sono riusciti a comprendere, è che chi va a votare le primarie non è per fare un golpe, ma è per scegliere un candidato, esprimere una preferenza, un candidato che si è persino disposti a votare alle elezioni politiche in caso di vittoria. Darsi perciò la possibilità di votare anche diversamente da come si è sempre votato (anche perché se le passate elezioni le ha vinte la destra, per vincerle qualcuno di quelli deve votare a sinistra alle prossime). Qualcuno ha annunciato che se vince Bersani non voterà PD. Sembra ovvio, perché se un elettore votasse un partito a prescindere dal candidato, non ci sarebbe bisogno di elezioni primarie: le primarie scelgono il candidato sì, ma il candidato col maggior consenso popolare (non di partito), che può avere più chance alle politiche, è dunque una specie di misurazione di un partito possibile, un test per capire dove possono arrivare i candidati, quale squadra risulta più vincente agli occhi degli elettori. Purtroppo c'è ancora una concezione troppo ideologica dei partiti, ancora si ragiona per motti, destra/sinistra, anacronismi vari, berlusconifobia che prende ancora molti individui e già si grida al complotto. Poveracci! Ci si chiede "questi sono gli innovatori, questi con tutti questi pregiudizi?" La si prende in maniera troppo viscerale questa cosa che si chiama partito: i partiti sono mezzi per esercitare la democrazia, non il fine della democrazia. Questo sfugge. O forse no, lo si sà, ma non si vuole essere rottamati. Si prenderanno meno voti forse, ma ci si può sempre alleare per far cumulo, no? Intanto restiamo, si onora il turnista. 
Non credete a tutto quel che vi dicono gente, ragionate, cercate di vedere a fondo i problemi. Soprattutto siate logici. Prendete ad esempio "Renzi vuol far votare perché gli fa comodo", frase che dicono i bersaniani per denigrare il sindaco. Benissimo, può essere, è una democrazia, ci mancherebbe. Ma se è vero questo, allora diventa vero il suo inverso "Bersani non vuol far votare perché gli fa comodo". Dunque, da una parte qualcuno vuole vincere invitando a votare e sfidando la sfiducia verso la politica, dall'altra c'è chi quella sfiducia l'alimenta e vuole lo stesso risultato, ma senza voto: e cosa è meglio per la democrazia? Insomma, quando ascoltate qualcosa, considerate sempre il suo inverso e ragionateci criticamente. Comunque andrà la competizione noi un'idea ce la siamo fatta: ha vinto soprattutto Renzi, l'unico che ha saputo coinvolgere i cittadini, che ha saputo combattere l'antipolitica e smuovere le masse verso un piccolo riavvicinamento alla politica vera. Bersani e i suoi scagnozzi sono rimasti tal quali erano, con tanti concetti non illustrati in concreto (vedi programmi alla fine), rifugiati nel bunker della politica per paura di perdere il posto, rinunciando a guadagnare il popolo. Non avrebbe vinto Renzi, avrebbe vinto il PD, più forte e a vocazione maggioritaria. Ora, quei delusi con la forma della porta sulla faccia, tornano indietro, amareggiati, con in testa un nome solo: "movimento 5 stelle". Grillo se la ride, perché lì andranno a finire i voti che il PD avrebbe guadagnato (anzi, probabilmente perderà non solo gli indecisi). In un modo o in un altro, un destino deve compiersi e si compirà. A meno che domani... 

Un'altra considerazione riguarda i modi del centrosinistra. Questa vicenda mette in luce come tra centrosinistra e centrodestra non ci siano tante differenze. Entrambi hanno la fobia dei rispettivi avversari. Vedono Berlusconi ovunque (come Berlusconi con i comunisti), lo vedono persino in Renzi. Spaventa un Bersani che dice: "il nostro secondo problema è la destra". Ecco di cosa si preoccupano, di tenere lontana la destra, non di proporre davvero: fare è il miglior modo di battere il tuo avversario. Il modo in cui hanno fatto quadrato e attaccato Renzi, rivela in realtà che forse anche su Berlusconi qualcosa era vero e qualcosa era fango, ma soprattutto rende l'idea che questo centrosinistra è privo di idee e l'unica vera mossa a disposizione è - ieri con Berlusconi, oggi con Renzi - la negazione dell'altro creando paura e avversione intorno ad esso. Con dei presupposti così, vincere e convincere diventa davvero difficile. Occasione perduta.


Noterete la notevole differenza tra i due, uno concreto e l'altro molto più concettuale.